di Matteo Tonelli (dal 1994)
Le opere patafisiche sono inizialmente state concepite per rappresentare le vicende letterarie dei personaggi dissennati di Alfred Jarry, commediografo e scrittore francese vissuto nella Parigi di fine ‘800, inventore della “scienza delle soluzioni immaginarie”.
La patafisica è una sorta di sub-filosofia totalmente dissociata da supposizioni razionali dove non conta il contesto generale con le sue regole comuni ma il particolare con le sue eccezioni.
Secondo Jarry l’essere umano vive nella tensione continua e nello sforzo di mettere ordine in un universo che è in realtà irrazionale e privo di significato.
Questa breve introduzione molto sintetica credo sia necessaria per accedere con il giusto spirito a questi lavori definiti per l’appunto patafisici, eseguiti senza una precisa collocazione temporale ma in momenti particolari, dove la mente riesce a svincolarsi da schemi intellettuali e formali e viaggia libera nel mondo delle indefinite possibilità.
Dopo Le strampalate vicende del padre Ubu e del dott Faustroll, si sono aggregati in questa poetica narrativa altri lavori quasi sempre suggeriti da suggestioni letterarie: opere patafisiche sono infatti il Don Chisciotte o il Pinocchio ma anche Der Onkel che non ha in realtà alcun referente letterario.
Mi è successo a volte di iniziare un lavoro pensando di essere in un momento di grazia patafisica ma ho dovuto interromperlo perché la sensazione era sbagliata e il dipinto si trasformava in un guazzabuglio di segni senza significato. Le opere patafisiche sono infatti solo apparentemente governate da un disordine compositivo, ma in realtà sono la proiezione di un orizzonte mentale al di là della logica.
Vietato barare: non basta chiudere gli occhi, bisogna mandare in apnea la razionalità. Il lavoro patafisico non nasce infatti dal nulla, ma è l’ultimo tratto di un percorso che non può essere determinato a priori.
E’ una grande conquista di libertà e una sorta di autoanalisi portata a termine con successo l’ultimazione di un’opera patafisica, che può impiegare poche ore o anni.
Certo è facile comprendere che nutro un sentimento di particolare affetto per questi lavori perché rappresentano per me una sorta di radiografia dell’inconscio.
tecnica mista
Tecnica mista (70×70 cm)
Tecnica mista (150×100 cm)
Tecnica mista (70×70 cm)
Tecnica mista su lino (80×80 cm)